Donne: Combattenti e fiere di esserlo

“Ragazza mia, sei bella e giovane, ma pagherai ogni cosa che otterrai” ci diceva Mina, aggiungendo anche che “devi essere forte, ma forte, perché dipenderà da te”.

Sono passati quarantaquattro anni da quando cantò per la prima volta queste parole, che ancora rappresentano una potente verità: le donne sono delle combattenti, in amore e nella vita.

Coloro che ci hanno precedute si batterono, facendo risuonare per le strade e per le piazze le loro voci; boati di pretese e di rivendicazioni, a quei tempi illogiche, ma che ad oggi, invece, risultano lecite e quasi ovvie, sebbene rappresentino… come si può dire? Un’ovvietà parzialmente compiuta? Una normalità che non si è ancora perfettamente assestata? Al di là di questo, quelle donne in qualche modo pagarono ciò che noi possediamo adesso.

Rischiarono la pelle, per i loro diritti. E per i nostri.

Ed è così che, nel mondo occidentale – sorvoliamo sulla situazione in Medio-Oriente, perché poche righe non basterebbero per colmare la questione –, oggi, abbiamo il diritto di camminare per strada a caviglie scoperte, senza destare chi sa quale scalpore; possiamo iscriverci all’università e ottenere una laurea che non riguardi necessariamente l’economia domestica o il lavoro all’uncinetto; possiamo permetterci di dimenticare mestoli e padelle nelle profondità più oscure dei cassetti della cucina, senza sentirci inette se non sappiamo preparare una lasagna come si deve; possiamo essere madri di due o più figli, ed essere, al contempo, manager di grandi aziende. Possiamo anche votare e guidare un’auto.

Pensa un po’ a quante cose possiamo fare, rispetto a un tempo.

Sono bei traguardi, senza dubbio. Ma dal vincere qualche battaglia al vincere la guerra, ne deve passare di acqua sotto ai ponti. Soprattutto, se pensiamo a quanti cliché permeano tuttora la nostra struttura sociale, facendoci fare – non sempre, per fortuna – dei piccoli tuffi in epoche passate:

Certo è più facile per noi, rispetto a un tempo. Ma, c’è sempre un “ma”, perché rimane sempre quella velata mancanza di riconoscimento del nostro ruolo. Un ruolo che ha diecimila sfumature diverse – come dovrebbe essere per tutti gli individui, maschi, femmine o gender fluid – e che ci capita di dover stancamente sottolineare e reclamare.

Noi donne possiamo essere tutto, in tutti i luoghi e in qualsiasi momento, non dimentichiamocelo.

Possiamo mostrarci in tutte le salse emotive, da quella più delicata e fragile, a quella più speziata e autorevole – senza che venga chiamato in causa il nostro ciclo mestruale, se possibile –.

Possiamo decidere se essere solo madri o solo lavoratrici, o entrambe le cose nel medesimo istante, senza dover necessariamente giustificare le nostre scelte.

Possiamo comandare, con forza e gentilezza. E possiamo accettare compromessi, sempre che abbiano un senso per tutti.

Possiamo anche guidare – e farlo bene, per giunta –, indossando dei pantaloni.

Perché sono passati i tempi della cavalcata “all’amazzone” – con entrambe le gambe da un lato, ndr –.

E perché siamo tutte delle combattenti, da sempre, ognuna a modo suo.

Quindi, Mina, avevi ragione su tutto. Siamo forti, siamo fiere e, sì, anche consapevoli che la nostra vita dipenderà da noi.